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Morti sul lavoro: “Mio marito ucciso dal silenzio”, lettera aperta di Paola Batignani

La direttrice del punto vendita Coop di Bagno a Ripoli si batte per avere giustizia per il marito ucciso da una trave in un'acciaieria di Cremona e per maggior sicurezza sui posti di lavoro

21/02/2021 13:02 // Francesco Matteini Lascia un commento

Paola Batignani, direttrice della Coop di Bagno a Ripoli

Paola Batignani, direttrice del supermercato Coop di Bagno a Ripoli, è la moglie di Alessandro Rosi, operaio fiorentino, morto a 44 anni, schiacciato da una trave di acciaio alle acciaierie Arvedi di Cremona, il 9 Agosto 2019. Paola, in memoria di Alessandro, ha fondato l’associazione “Agganciamoci alla Vita” con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle morti sul lavoro.

Lunedì primo marzo a Cremona si terra l’udienza preliminare nel processo per individuare i responsabilid della morte di Alessandro. A causa delle restrizioni anti Covid l’associazione non potrà essere presente a Cremona, ma sabato 27 febbraio, alle ore 14, a Donnini, frazione di Reggello, dove abita Paola, sarà presentata un’istallazione sul tema sicurezza, che verrà trasmessa sui vari social lunedì durante l’udienza preliminare.

Novembre 2019

Per l’occasione Paola Batignani ha scritto questa lettera aperta:

GIUSTIZIA, Virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui, attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge.

Mi chiedo perché tra gli esseri umani ci siano alcuni che si ritengono al di sopra di detta cosa; come può un essere vivente decidere di non rispettare i diritti altrui?

La parola ‘Giustizia’ nasce dal latino “giusto” e mio marito Alessandro chiedeva giustizia in quel maledetto 9 Agosto… sì, perché ognuno deve lavorare nel giusto delle proprie funzioni, attività e responsabilità.

Alessandro quel giorno, intento a fare il suo dovere in un piazzale sotto al sole caldo, chiedeva di essere rispettato nel suo essere lavoratore, padre, marito, figlio, fratello… chiedeva di essere rispettato come semplice ma splendente essere vivente!

Io sua moglie oggi chiedo GIUSTIZIA, affinché chi non è stato “giusto” verso Alessandro paghi per ciò che gli è stato fatto.

Paola e Alessandro

Alessandro, padre marito figlio fratello è stato ucciso, non dalla trave che lo ha travolto… Alessandro è stato ucciso da mani umane che hanno manovrato macchine, Alessandro è stato ucciso da menti che non hanno fatto valutazioni, Alessandro è stato ucciso da un sistema che spinge per velocizzare il lavoro così da aumentare i profitti… il processo accerterà che Alessandro in quel piazzale, lontano dalla sua famiglia, è stato ucciso ed io lotterò, combatterò per restituirgli il rispetto che gli sarebbe stato dovuto secondo la ragione e secondo la legge in quel dannato giorno.

L’Associazione “Agganciamoci alla Vita”, fondata in nome di Alessandro, sarà presente all’udienza preliminare, che si terrà a Cremona il 1 marzo alle ore 9,30, perché sicura e certa che sia ciò che va fatto: in Italia si continua a morire di lavoro ed è inaccettabile che ciò avvenga nel silenzio più assordante.

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