Articolo e fotogallery di Sarah Bulhoes
Un appartamento luminoso nel cuore del paese, tre camere da letto, una terrazza accogliente e spazi comuni pensati per la socialità. È “Il Focolare”, la quarta casa dedicata al progetto “Durante e Dopo di Noi” attiva a Bagno a Ripoli, inaugurata in via delle Arti.
Frutto di un gesto di generosità della famiglia Vannetti – Massimo e Maria, che hanno acquistato, ristrutturato e messo a disposizione i 120 metri quadrati dell’appartamento, la nuova casa ospiterà quattro adulti con disabilità in un percorso di autonomia abitativa, accompagnati quotidianamente da educatori professionisti.
Alla cerimonia erano presenti il sindaco Francesco Pignotti, padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte, l’assessora al sociale Sandra Baragli e il consigliere regionale Francesco Casini, i rappresentanti della Parrocchia di Santa Maria a Quarto, oltre a numerosi cittadini e i futuri coinquilini con le loro famiglie. Un momento emozionante, di festa e vicinanza.
“Lo aspettavamo da tempo – ha detto Maria Vannetti – Avevo un padre spirituale che gestiva una casa famiglia, e questo sogno l’ho portato con me per trent’anni. Ora si realizza”.
Il progetto sarà gestito dalla Fondazione Nuovi Giorni, in collaborazione con la Società della Salute e il Comune, che oggi può contare su 12 posti totali tra le abitazioni di Bagno a Ripoli e Grassina. “È fondamentale sapere che anche quando i genitori non ci saranno più, i loro figli avranno un luogo accogliente e dignitoso dove vivere”, ha sottolineato il sindaco Pignotti. “Ma servono più risorse e un confronto serio con le istituzioni regionali e nazionali per sostenere queste esperienze che funzionano”.
A seguire gli inquilini ci sarà un team dedicato: educatori, assistenti familiari e coordinatori, che li accompagneranno nella gestione autonoma della casa, dei rapporti interpersonali e della vita nel quartiere.
Oltre alla casa “Il Focolare”, a Bagno a Ripoli ci sono altre tre strutture attive e un appartamento “ponte” utilizzato per l’allenamento all’autonomia. Le persone vengono segnalate dai servizi sociali e iniziano il percorso con cene condivise, poi weekend e brevi soggiorni. Se si crea sintonia tra i futuri coinquilini, il percorso prosegue verso la residenzialità.
Ida Beneforti, presidente della Fondazione Nuovi Giorni spiega: “Devono trovarsi bene insieme, quasi come una famiglia. C’è una ragazza che mi ripete sempre: “Questa è la mia seconda famiglia”.
Gli ospiti imparano a rifare il letto, cucinare, fare la spesa, muoversi nel quartiere, ma soprattutto imparano a convivere con rispetto e libertà. “L’autonomia è anche questo: sentirsi parte di una comunità che ti conosce, ti accoglie e ti riconosce ogni giorno”, conclude Beneforti.






















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