Articolo e fotogallery di Sarah Bulhoes
Un raggio di sole ha si è fatto strad fra le nuvole questa mattina a Ponte a Ema, proprio mentre veniva svelata la statua “Ange du Galibier”, in memoria di Gino Bartali, a 25 anni dalla sua scomparsa. L’opera, già esposta durante il Tour de France 2024, è stata donata al Museo del Ciclismo che porta il suo nome, e ora arricchisce la collezione permanente.
La cerimonia si è svolta davanti all’ingresso del museo, alla presenza della famiglia Bartali, dell’Associazione Amici del Museo e di Letizia Perini e Francesco Conti, assessori allo sport dei Comuni di Firenze e Bagno a Ripoli. La statua è stata realizzata dagli artisti Laurent Richard, Nicolas Seyve, Alain Fer (per la struttura in acciaio) e Daniela Capaccioli (autrice della figura alata di Bartali).
“Rappresenta Bartali che scala e vola sul Galibier”, ha raccontato con entusiasmo il presidente dell’associazione, Maurizio Bresci. “È bellissima, e per noi è fantastica anche perché ci è stata donata. Qualcosa in più da aggiungere a questo museo per ricordare quello che Bartali ha fatto”.
Bresci ha inoltre confermato una possibile novità non soltanto per il museo, ma per i giovani della comunità: “C’è un vescovo che sta lavorando a un progetto molto particolare su Bartali. Ne sentiremo parlare presto”.
Il vicesindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Conti, ha ribadito la vicinanza del Comune al museo e alla figura del campione: “Il museo Bartali è sul territorio di Firenze, lo sappiamo, e per noi è una sorta di piccolo dispiacere, perché crediamo molto in questo luogo. Una statua come questa, in un giorno come questo, arricchisce la memoria di Bartali e l’identità di un museo che ha un valore straordinario”.
Ad aggiungere un tocco intimo alla cerimonia, la presenza di Alessandro Bartali, parente di Gino, che ha ricordato la filosofia del ciclista, passata di generazione in generazione: “Lui ci ha sempre insegnato che le medaglie vanno appese sul cuore e non sulla giacca. Bisogna aiutare gli altri senza mai dirlo e senza fare grandi proclami”.
Il momento religioso è stato affidato a Don Felix Nervaise, che ha benedetto la statua e celebrato la messa in suffragio presso la chiesa di San Piero a Ema, seguita dall’omaggio alla tomba di famiglia.
Tra i tanti ricordi, anche quello di Nello Cellai, storico amico di Bartali: “Gino era un personaggio burbero, ma aveva una dolcezza incredibile. Parlava della vita, non della vittoria. Quei momenti con lui erano, in somma, una lezione di vita”.
La statua, in ferro e rete metallica, ora all’ingresso del museo, rappresenta un Bartali “angelico”, a ricordare un uomo che non è stato solo un campione del pedale, ma un simbolo di umanità, coraggio e discrezione. Proprio come il suo stile: silenzioso ma indimenticabile.
Bellissima! Complimenti agli artisti.