«Viva l’arte che si ribella, altrimenti che ci sta a fare». Con questa parola d’ordine Eugenio Bennato ha aperto ieri sera il suo concerto – organizzato da Sicurcaiv in collaborazione con Arci – alla Casa del Popolo di Grassina. Oltre 600 persone, trascinate dai ritmi della taranta che hanno attraversato quasi ogni brano, ne hanno condiviso pensieri e parole.
Bennato ha proposto al pubblico le canzoni del nuovo album Musica dal Mondo (2025), insieme a successi storici come Che il Mediterraneo sia. Gli anni passano, ma al centro delle sue storie restano sempre il Sud, d’Italia e del mondo, e gli ultimi, come i migranti che approdano sulle nostre coste. Nota dopo nota, i suoi brani rimettono in gioco la “questione meridionale”: una terza via musicale tra Gramsci e Salvemini. Così ecco il brano che restituisce dignità al brigante Ninco Nanco e alla “brigantessa” Michelina Di Cesare, o quello che racconta la storia dimenticata di Mongiana, piccolo paese calabrese dove a metà Ottocento sorgeva la più grande azienda siderurgica d’Italia.
Le melodie scorrono ora ritmate, ora morbide, sempre avvolgenti. Le parole del cantautore napoletano, anche quando sussurrate, diventano pietre scagliate contro le ingiustizie: quando tradizione può fare rima con rivoluzione.
A metà concerto incursione sul palco di Pietra Montecorvino (alias Barbara D’Alessandro, moglie di Bennato), presenza scenica potente e voce graffiante. Dopo alcuni suoi brani, ha reso omaggio a Modugno con un’intensa interpretazione di Tu si’ na cosa grande.
A completare il successo dello spettacolo, la voce calda e le movenze sinuose della burrosa Sonia Totaro, i virtuosismi alla chitarra di Ezio Lambiase (ogni accordo una diversa smorfia), il ritmo instancabile del percussionista Valter Vivarelli e l’accompagnamento del bassista Stefano Mujura.















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