Articolo e fotogallery di Sarah Bulhoes
Remare insieme, sull’Arno, per ritrovare forza, fiducia e connessione. È lo spirito che ha animato l’iniziativa promossa dall’ospedale Santa Maria Annunziata in occasione della Open Week di Fondazione Onda, che ha visto ieri, martedì 29 aprile, venti donne, tra pazienti oncologiche e medici, salire armate di pagaia a bordo di una Dragon Boat lungo il fiume, nel cuore di Firenze.
L’idea è nata dalla dottoressa Elisabetta Surrenti, psicoterapeuta della Psiconcologia dell’Annunziata, in collaborazione con la Società Canottieri Firenze. “Da tempo pensavamo a questa iniziativa, perché lo sport è uno dei capisaldi della prevenzione, sia primaria che secondaria – ha spiegato -. Quando ci hanno proposto di organizzare qualcosa per la Settimana della Salute della Donna, abbiamo pensato che potesse essere l’occasione giusta per unire lo sport all’idea di riscoprire questa splendida città da una prospettiva diversa”.
Tra le partecipanti, molte donne di Bagno a Ripoli, incluse pazienti e medici dell’ospedale di Ponte a Niccheri. “Prima della pandemia, anche con l’aiuto del Comune di Bagno a Ripoli, abbiamo realizzato molte attività riabilitative all’interno dell’ospedale, che rappresenta un punto di riferimento molto importante per tutta la comunità”, ha ricordato la dottoressa Surrenti.
“È un orgoglio per noi poter parlare del tumore alla mammella, poter dire che è una malattia estremamente curabile e che permette una vita assolutamente normale. È stato bello stare con questi pazienti perché li riconosciamo e ci conoscono in un contesto anche diverso”, ha dichiarato la dottoressa Carlotta Bacci, oncologa e referente della Breast Unit.
L’iniziativa ha pure un valore terapeutico concreto. “Il movimento che si fa in canoa è utile a prevenire complicanze come il linfedema, in particolare nelle donne che hanno fatto una mastectomia con svuotamento ascellare”, spiega la dottoressa Surrenti. “Ma al di là di questo, è un’attività completa, condivisa, che rafforza il senso di gruppo. Come diceva prima l’istruttore Alessandro: o cadiamo tutti in acqua, o non cade nessuno”.
Proprio questo senso di squadra è ciò che ha colpito Chiara Dani, una delle pazienti: “Molto energica, una bellissima attività di squadra, ci siamo divertite. È stata un’esperienza nuova che ti fa sentire viva”. Anche per Silvia Sozzi, che ha sempre preferito sport individuali, la giornata è stata significativa: “La sensazione di questo sport è l’integrazione di squadra, soprattutto il rush finale ci è piaciuto molto”.
Silvia ha anche ripercorso brevemente la sua storia nella lotta contro il cancro. “Lo sport è una forma di prevenzione, l’ho sempre fatto anche prima della mia storia con il tumore. Dalle esperienze negative bisogna prendere in mano la propria vita e imparare da quegli insegnamenti. Io l’ho vissuta così, nella mia storia con il cancro. E mi ha aiutata a capire tante cose di me che avevo lasciato indietro”.
Dal Santa Maria Annunziata, l’iniziativa si configura come un gesto simbolico ma concreto di rinascita. “Spero davvero che questa possa rappresentare una ripartenza per tutte le attività che purtroppo abbiamo dovuto sospendere con l’arrivo della pandemia”, ha detto la dottoressa Surrenti. “Ancora non siamo tornati al cento per cento, ma ci piacerebbe ritrovare quel punto da cui eravamo partiti”.