Niccolò e Costanza sono stati i protagonisti della Festa della Liberazione di Bagno a Ripoli che si è celebrata ieri sera al Giardino dei Ponti. Lui studente della scuola media Redi, che ha partecipato al viaggio della Memoria nei campi di sterminio, lei studentessa dell’istituto Gobetti Volta. Hanno raccontato cos’è per loro la Liberazione, come gli sono stati trasmessi i valori della Resistenza, cosa può significare per le giovani generazioni sentirsi “partigiani” a 81 anni di distanza da quegli eventi.
“Oggi, 81 anni fa, i nostri nonni e bisnonni videro la prima alba da cittadini liberi dopo il regime – ha detto il sindaco Francesco Pignotti -. Per me è la festa più bella, come un respiro, quello della libertà che ci è stata donata dalla Resistenza. Questo 4 agosto abbiamo deciso di lasciare la parola ai nostri studenti, alle nuove generazioni, convinti che la memoria non possa essere solo un momento di ricordo, ma una scelta e una responsabilità personale e collettiva da rinnovare ogni giorno. È dalla loro voce che parte il nostro 4 Agosto, è nelle loro riflessioni, nei loro sguardi che la Resistenza può trovare l’energia per rinnovarsi”.
Sono poi intervenuti il presidente di Anpi Bagno a Ripoli Luigi Remaschi: “La Liberazione è una data sacra”. Il presidente di Aned (deportati) Lorenzo Tombelli: “Celebrare la Resistenza non è nostalgia ma scelta di campo”. Il vicepresidente di Anei (internati militari) Marco Grassi, la dirigente dell’Istituto comprensivo Mattei, Amalia Bergamasco, e quello del Gobetti Volta, Simone Cavari, l’assessora regionale Serena Spinelli, l’assessora ripolese alla cultura della memoria Sandra Baragli.
Accanto al ricordo di ciò che avvenne 81 anni fa, in tutti gli interventi si è inserita prepotentemente l’attualità. Molti i riferimenti alle due principali guerre in corso, in Ucraina e in Palestina. Unanime condanna di ciò che sta avvenendo a Gaza e all’uso della fame come arma di guerra.
Gli interventi si sono alternati con le canzoni interpretate da Letizia Fuochi. Fra queste una con il testo dello scrittore Cesare Pavese, ed un’altra dedicata a Alberto Casini, partigiano Antellese della Brigata Garibaldi “Vittorio Sinigaglia”, che fu ucciso da un cecchino durante la battaglia per la liberazione di Firenze.