
Meno famosi dei Medici ma non per questo meno importanti nella storia di Firenze. Il libro Gli Alberti nella Firenze del Medioevo, scritto da di Silvia Diacciati, pubblicato da Pontecorboli è stato presentato ieri sera sotto gli affreschi dell’Oratorio di Santa Caterina, a Ponte a Ema, costruzione voluta proprio dalla famiglia Alberti.
L’evento, che ha richiamato un centinaio di persone, dopo il saluto del sindaco Francesco Pignotti, ha visto l’autrice dialogare con il professor Lorenzo Tanzini dell’Università di Cagliari, offrendo al pubblico un’occasione per riflettere sul ruolo degli Alberti nella storia comunale fiorentina tra XIII e XIV secolo.

Due catene d’argento su fondo blu: lo stemma della casata Alberti sfavilla negli affreschi delle chiese di Santa Croce, San Miniato al Monte e Santa Caterina, su tavole dipinte e palazzi, ma pochi oggi lo sanno riconoscere. Eppure, pochi decenni prima della nascita di Leon Battista, la famiglia dominava la vita pubblica cittadina. Da quando, due secoli prima, un giovane e brillante giudice aveva deciso di abbandonare le montagne del Casentino per cercare fortuna in città.

Il libro narra le tappe di questa ascesa, generazione dopo generazione: con tenacia e impegno, onestà e dedizione, da giudici gli Alberti divennero mercanti ricchissimi e banchieri di fiducia del Papa. Potenti e stimati, nel giro di pochi anni furono tuttavia sconfitti dagli avversari, poi dal tempo e infine dalla storia. I segni del loro passaggio però non mancano: anni di ricerche e studi hanno consentito di seguirne le tracce e di ricostruire una trama quanto più verosimile delle vicende di una famiglia che avrebbe meritato di più dalla storia.

Se si pensa alla Firenze medievale, la mente corre subito a Dante o ai Medici. La città è così dipinta come la crudele matrigna rea di aver cacciato il suo figlio più promettente o come un centro caotico in lotta perenne tra fazioni avverse, che solo l’arrivo dei Medici avrebbe riportato all’ordine e trasformato nella culla del Rinascimento. La Firenze di quei secoli fu molto di più e famiglie ambiziose e di talento, come gli Alberti, furono protagoniste di storie sorprendenti.

Silvia Diacciati, storica, esperta di istituzioni medievali, responsabile della Biblioteca comunale di Ponte a Niccheri, incrocia fonti notarili, cronache e documenti d’archivio, offrendo una narrazione coinvolgente e solida dal punto di vista storiografico. Gli Alberti nella Firenze del Medioevo si propone così non solo come un contributo alla storia di una singola famiglia, ma come una lente attraverso cui osservare le tensioni e le possibilità del mondo medievale, in un’epoca di conflitti, affermazioni e memorie destinate a lasciare tracce durevoli nel paesaggio fiorentino.
Se mio marito Paolo Barbieri, del quale oggi ricorre la data di nascita, fosse stato ancora in vita, non sarebbe sicuramentelice mancato a questa presentazione. Appassionato e studioso della famiglia Alberti avrebbe stretto la mano con calore alla professoressa Diacciati per il suo impegno e per averci nuovamente ricordato una famiglia così importante nel Medioevo e nella storia fiorentina.